Quando facevo canottaggio ricordo di una donna che aveva notato sul corpo del figlio degli arrossamenti, come delle punture. Non so in quale contesto ne avesse sentito parlare, ma credeva che le responsabili di quei ponfi fossero delle pulci d’acqua, e ne era preoccupata.
L’istruttore non aveva mai sentito parlare di questi animali, ma rassicurò la signora dicendole che probabilmente fossero punture di zanzara. Del resto, ci trovavamo in un fiume circondato da tantissime zone umide e pozze temporanee, habitat ideali per la riproduzione delle zanzare!
In effetti l’istruttore aveva ragione: le pulci d’acqua non potevano essere certamente le responsabili di quelle punture.
Con il termine generico di “pulci d’acqua” vengono comunemente definiti alcuni piccoli crostacei appartenenti all’ordine Cladocera e in particolare alla famiglia Daphniidae.
Questi Cladoceri hanno le dimensioni di qualche millimetro, si nutrono filtrando microorganismi e particelle organiche in acqua e non sono minimamente in grado di pungere.
Perché vengono chiamate in questo modo?
Il nome comune di questi animali deriva dal loro peculiare modo di nuotare.
Le pulci d’acqua sono provviste di un paio di grosse antenne ramificate che vengono usate come remi, permettendo loro di muoversi facendo degli scatti in acqua. Questi movimenti danno l’idea che i Cladoceri facciano dei piccoli salti sotto la superficie dell’acqua, ricordando per l’appunto delle pulci.
Nell’immagine ho voluto evidenziare anche la spina apicale, una struttura che assume una funzione difensiva contro piccoli pesci planctivori e larve predatrici come Chaoborus.
Alcune specie di Cladocero, come quelle appartenenti al genere Daphnia e Moina, vengono allevate come cibo vivo per pesci o come organismi modello per test di ecotossicologia. Se ti interessa approfondire ti invito a leggere questo articolo: Allevamento Daphnia e Moina.